E' stato tutto così assurdamente banale che ancora non posso credere che mi sia davvero successo.
Una festa di bambini. Mio figlio che vuole ballare con le bambine più grandi. Lo prendo in braccio per proteggerlo, ed una di quelle aspiranti veline, saltando, mi colpisce con la testa.
Una botta secca.
Dura e pulita.
Senza sangue.
Il giorno dopo un dolore profondo al centro della testa. Incessante, continuo.
E' lì, e non mi abbandona con il passare delle ore.
Dopo due giorni il verdetto: frattura scomposta del setto nasale.
Una capocciata, come si dice a Roma. Nulla di più, nulla di meno. Una semplice craniata ed il mio naso in pezzi.
Mi hanno dovuto operare d'urgenza. Anestesia generale. Brividi, dolori. Aghi, flebo. Digiuni. Cateteri.
Tamponi, bende, garze e cerotti.
Sono uscita dopo tre giorni.
Ancora non riesco ad assaporare i cibi. Mangio, ma se non vedessi non saprei dire cosa.
Non respiro. Ingurgito aria. La gola è secca, gli occhi gonfi.
Tra quattro giorni mi tolgono i tamponi.
Tra sei mesi mi diranno se c'è bisogno di un'altra operazione.
Nove giorni fa avevo dei programmi ben dettagliati per i prossimi tre mesi. In quei programmi non era prevista purtroppo neanche una piccola vacanza per me. Dal ruolo di mamma, di moglie, di lavoratrice. Avevo preso un buon ritmo per sopravvivere, ma stavo dimenticando cosa significa vivere. Indugiare, riflettere, osservare, meditare, apprezzare la quiete rumorosa dell'altro da noi, confrontarci, svagarci.
Ora sono obbligata a stare senza figlio, senza lavoro, accudita dal marito.
Riposo forzato, senza affaticare troppo gli occhi.
Il tempo che scorre a me fa venire i sensi di colpa, perchè mi sembra improduttivo.
Imparo però a non dare più nulla per scontato.
ZF
fratturata